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Il Pilla tra Storia e Racconti 2

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Il Pilla Storia  e Racconti   - Parte seconda

Lungo le sponde del Pilla la vegetazione è variegata e fra i colori rosastri delle foglie , il verde dei faggi e i suoni di acque che precipitano fragorosamente, si scoprono alcuni tratti che nascondono imponenti opere idrauliche costruite durante il periodo dell’era fascista.

 

Al tempo Jacurso rappresentava un importante centro di riferimento per le molteplici attività che avevano inizio in questo piccolo centro e che si concretizzavano successivamente dando lavoro ad una consistente fascia di operai,muratori ,fabbri ed operatori del commercio.

Strada carrabile - di collegamento con le Serre. E' autunno e le foglie sono di un colore rosa.

Non per una particolare intelligenza ma solo casualmente per il potere in mano ad un intraprendente personaggio del posto che per capacità ,dinamismo e spregiudicatezza era riuscito a dar luogo a varie attività intrallazzate anche col sistema politico del momento.

E qui (come altrove ) , un po per caso o per “saperci fare “ avevano preso forza le condizioni favorevoli per dare lavoro esercitando un condizionamento verso tante persone che certamente non vivevano economicamente bene.

Uno dei rivoli che si allunga nel solco con acqua chiarissima

Madama Laura

A Jacurso era stato costruito un “ Garage “ con tanto di officina meccanica , una linea automobilistica ed una di trasporti merci . Questo piccolo comune esercitava, persino,lo smistamento di generi alimentari e di materiali per l’agricoltura e i mestieri in genere .

A Pizzo ,nel suo piccolo porto,venivano scaricate merci di ogni genere provenienti da Napoli in modo particolare e la S.A.C.A prelevava un po di tutto . Tessuti , suole per i ciabattini, ferro , cemento ,legname oltre ai prodotti alimentari . La Saca disponeva di due “ postali “ che andavano a legna, due camion (Isotta Fraschini ) con motore a scoppio , due carri a trazione animale e due calesse .

Ai lati del Garage erano due le pompe di carburante e le colonnine resistettero sino a dopo gli anni ’50 .Quanto alla scritta ,era di colore nero , a caratteri grandi e simili alle scritte della propaganda fascista.

Giovambattista Dattilo era il titolare unico della S.A.C.A , società delle autolinee , trasporto merci , alimentari nonché lavori pubblici e privati di ogni sorta.

la briglia squarciata nella parte centrale

Un albero di Ontano sul bordo della sponda. Il fiume qui ha cambiato il suo letto scavando nel terreno. Si nota la lucentezza del tronco per una recente piena ,la felce wodwardia repens e le radici della pianta

E' periodo di calma ma questo piccolo affluente mostra lo scorrere veloce delle sue acque. Il tratto è scosceso e un tronco è di traverso dopo che è stato sdradicato. Insieme alle grosse pietre farà da freno alle acque impetuose durante la piena.

Una delle briglie senza pretese ma utile a spezzare l'irruenza dell'acqua

La struttura della briglia e visibile nella parte più alta

Il gruppo di lavoro .Si notano gli operai, le donne e i giovanissimi in primo piano. Confusi tra questi lavoratori si notano due signori in cravatta. E' facile comprendere chi possano essere. Anche il fotografo ci ha messo il mestiere per la disposizione dei "posti "

Tale luogo era il posto di raccolta degli operai e di buon mattino si partiva per il lavoro sul Pilla. Operai del luogo ma anche dai paesi vicini.

La SACA realizzò tutti i lavori sul Pilla e non solo le briglie. Si bonificarono le sponde e si realizzarono anche corsi per la distribuzione dell’acqua irrigua . Per la costruzione degli sbarramenti si fece ricorso anche al lavoro femminile e persino a quello minorile come si riscontra nei capitolati con la voce “garzone “.

Con le tecnologie odierne le briglie sarebbero state realizzate con più celerità e sicurezza ma le risorse del tempo non consentivano ne il facile trasporto dei materiali ne la facile realizzazione delle impalcature.

Zappa,piccone,pala e accetta furono gli attrezzi artefici principali nelle mani degli operai.

Opera delle donne era ,invece , il compito di selezionare le pietre ,ammassarle e trasportarle fino a sotto la costruenda briglia . Le donne si alternavano durante tali momenti per non appesantire la stanchezza certamente gravoso durante il trasporto delle pesanti pietre oltretutto lungo un percorso per nulla agibile.

Altre svolgevano un diverso lavoro ma non certo meno pesante . Ed era sempre un trasporto da “ testa” perché altro non potevano eseguire. Le pietre dentro capienti cestoni di vimini ,le travette , le verghe di castagno ,gli impasti .

Le briglie son diverse da luogo a luogo sia per la consistenza della struttura ,altezza e larghezza,che per le soluzioni adottate durante la costruzione. Alcune sono state “incastrate “ tra due pareti rocciose e risultano di notevole altezza mentre altre sono costruite sul terreno senza alcun ancoraggio e di modestissima altezza.

La maggior parte sono state realizzate al fine di salvaguardare l’irruenza delle piene governando in questo modo i terreni molto vicini al letto del

fiume.

La felce WoodWardia Repens. Un tempo vegetava solo nelle zone umide  e alte. Da tempo si è portata verso il basso per le mutazioni climatiche

Una zona piatta di acqua quasi ferma. Le grosse pietre si trovano dappertutto  e tra le loro incavità è facile scorgere qualche trota salmonata.

In tali appezzamenti si producevano grandi quantità di cereali , ortaggi e leguminose

Prendendo in considerazione le alluvioni del passato ,quello del 1921 ad esempio , produsse danni all’abitato , danneggiò qualche briglia ma soprattutto distrusse tanti raccolti (faggiola in particolare ) e per quei contadini fu una brutta “bbotta “

In questi terreni non poche erano ,poi , le liti tra i foresi che nella contiguità dei loro appezzamenti si arrogavano con stoltezza la ragione di accaparrarsi qualche ora in più d’acqua .E se le acque del Pilla potessero riferire di quando i litigi degeneravano in malo modo ….

Oltre che tra “ paesani “ le acque del Pilla erano ricorrente motivo di contesa tra i Jacurzani e i Curtalisi in specie nella due zone montane del “Fosso del Pilla” e “Parisi “.

Una delle belle cascatelle conseguenza dei salti lungo il corso.

Con Maida la “ guerra “ era ,invece,sempre aperta. I maidesi “sentivano “ la montagna di Jacurso loro proprietà cioè il territorio montano ,nella sua interezza ,veniva considerato ancora appartenente ai proprietari terrieri di Maida e le acque del Pilla una esclusiva priorità d’uso .

Jacurso fu casale di Maida durante il trascorso opulento del feudo quando , non pochi “ galantuomini “ e diverse “gentildonne “ , “ strisciando” abilmente nel Palazzo del Duca,del Principe e della Baronessa di turno ,sapevano guadagnarsi la gestione di vasti territori .

In quel passato, non del tutto lontano e sopito, i “Don “ di Maida facevano abituale uso arrogante in tutto e per tutto in particolar modo delle acque del Pilla .

Sia per uso agricolo che “ industriale “ . Le acque ,come forza cinetica , erano ,infatti ,necessarie a muovere le macine dei molini o trappeti .Dopo aver mosso le macine i loro proprietari la rivendevano ai loro conterranei contadini che ne avevano bisogno per l’irrigazione ove era intensa la coltura di ogni specie di ortaggi dei quali era avida la popolazione di Maida e persino di Jacurso .

I “ jiardinari “ di Maida ,con gli asini ,trasportavano a Jacurso capienti ceste colme di prodotti di stagione. Lattughe , cipolle , melanzane , peperoni ,pomodori ,arance ,limoni …fave ,piselli ,faggiolina…

Dunque le briglie così utili per salvaguardare i raccolti e regolare il deflusso durante l’inverno,consentivano alle acque, dopo un lunghissimo tragitto,di giungere sino a Maida per l’irrigazione dei giardini.

Svolgevano ,principalmente ,un efficace controllo e prevenzione del rischio idrogeologico che oggi è ,invece, abitualmente dimenticato trovando più conveniente stanziare fondi per riparare le offese della natura.

Se l’agricoltura era per i contadini una fonte primaria per le attività agricole ,per l’Ing. Amato avevano destato interesse maggiore valutando la possibilità di mettere insieme la potenzialità derivanti dai tre corsi d’acqua presenti in questo territorio.

Il Pilla ,Il Pesipe e il Cottola che interessano i comuni di Girifalco,Cortale , Jacurso e Maida . Fu redatto un progetto non complicato ma impegnativo che avrebbe portato sviluppo sin sotto i Piani di Vena e allo stesso tempo prodotto una grande quantità di Energia Idroelettrica . Il solo modo per produrla in quegli anni.

Si impegnarono i sindaci dei comuni di Girifalco,Jacurso ,Cortale e Maida. Anche i preti cioè la Chiesa locale “ fece voti “ in parlamento come i politici nostrani e principalmente l’On. Misefari . Non si approdò a nulla e come in altre momenti i voti non servirono a nulla ,lo sviluppo restò un desiderio e si ricevette un bel piattone di “erba trastulla “ alla quale ci hanno abituati dopo quella mala unità.

Foresi = gente che risiede in paese ma che ogni giorno si recano in campagna e fanno ritorno alla sera.

Erba trastulla : di questa “ erba “ si è parlato già. Si riprenderà a farlo viste la condizione di questo ex Regno .

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