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Addormentati

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Nei paesi fantasma le serrande si chiusero anni fa, senza riaprirsi mai più. Barbieri, macellai, fruttivendoli, osterie. Non c’erano punti Vodafone, centri Apple, negozi di sigarette elettroniche, punti-scommesse. La prima sera, nelle mie belle addormentate, è uguale all’alba, al pomeriggio, alla notte.

Non succede mai niente.

Così scrive Antonio Mocciola

 

 

Pubblichiamo e condividiamo la  nota dell’Ing. Emilio Mastroianni

• Già Direttore presso Enaip Calabria nella sede di Lamezia Terme e funzionario della regione Calabria. Oggi in pensione ma valido dirigente e ,in passato , politicamente impegnato nell’allora Partito Socialista


Gli studiosi lo chiamano “disagio”, anzi “l’Italia del disagio”. Poco alla volta chiudono i battenti i servizi elementari ed essenziali. Naturalmente prima gli ospedali, trasformati in lunghi e penosi comparti di geriatria, poi le scuole, con l’accorpamento delle distinte classi elementari e la sistemazione delle medie in luoghi distanti anche dieci chilometri dalle poche abitazioni in cui vivono ragazzi in età scolastica, poi l’ufficio postale.

L’anno scorso le Poste hanno iniziato a “razionalizzare”: un grande programma di ammodernamento che toglierà ai cittadini italiani che ancora si attardano a voler campare nei paesi che li hanno visti crescere, le essenziali relazioni civili ed economiche. Nei municipi il segretario comunale è già a “scavalco”, nel senso che si presenta al lavoro a giorni alterni, coniugando le funzioni in due o più uffici. Così anche il tecnico, in genere l’unico geometra o ingegnere di cui è dotata la pianta organica. Le chiese da tempo sono lasciate senza parroci perché la fede è grande ma i preti si fanno sempre più piccoli nel numero.

Questa è l’Italia che se ne va. Naturalmente va scomparendo di più, molto di più al Sud, massimamente nelle aree interne del Mezzogiorno con segni acuti nelle isole; di meno, molto di meno al Nord. In un rapporto fondamentale e accurato su Paesaggio e patrimonio culturale l’Istat ha raccolto una imponente mole di informazioni, le ha stese per iscritto (ma al governo le leggono?) e ha spiegato che non esiste un destino obbligato. La morte, purtroppo, sembra scelta con cura, decisa a tavolino da amministrazioni inefficienti, stabilita dall’ignavia o dalla mediocrità o soltanto dalla incompetenza (comunque colpevole) delle classi dirigenti.

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Non possiamo che condividere il pensiero riportato anche  in altri siti e avvertiamo il particolare momento di disagio che , insieme a tanti , coinvolge il nostro abitato.

Continuiamo pertanto con alcune note e considerazioni che , più da vicino , interessano Jacurso e il suo territorio.


La Ruga

Quasi sempre chi se n’è andato da questi spazi ha lasciato la porta socchiusa, la finestra accostata, un vaso  con una piantina di fiori sul davanzale, delle cianfrusaglie non meglio sistemate, sedie , tavola e focolare con il tripode appeso al chiodo. Un bicchiere rotto ,un pettine ,un ferrettino li abbiamo visti, invece ,   in uno di quei  “ grupi “ ai muri in pietra sul limite della porta  o della finestra e la legna sotto l’arco del “ catojio “ come se si dovesse rincasare da un momento all’altro. Il desiderio che la  partenza poteva essere solo un fatto temporaneo.

Nessuno , invece , è mai più tornato e quelli dell’Argentina con particolare rimpianto . Di essi  nessuno della famiglia ha  più fatto omaggio di una visita, pur fugace, per riaprire un tiretto o sedersi , con quell’abitudine di farlo, al gradino fuori  della porta .

Jacurso

La sua densità demografica è pari pressoché a zero. Quest’anno,  paradossalmente, dopo quasi sessanta anni , si è verificata una inversione di tendenza . Una rondine che non fa primavera. Le nascite, in numero, sono state più dei decessi. un episodio che non fa tendenza dove gli anziani diventeranno vecchi.

Jacurso , più di tutti ,  è un luogo dove  gli anni strascicano con lentezza e con  una  tranquillità “squilibrata”, dove la commedia umana si avvicenda senza gesti significativi, senza dolore per le offese  e senza grida per la solitudine collettiva di cui siamo noncuranti.

Tutti o quasi stiamo diventando piccioni azzoppati, con le ali incapaci di volare o colpevolmente  mai usate.

In questa casa di nome Jacurso , nella più completa solitudine sociale , senza un nocchiero in grado di governarla, senza rotta e senza meta , priva di qualsivoglia manutenzione e attenzione umana , si stanno calpestando le mattonelle che già  si muovono e dove dovremmo trascorrere  tutti i giorni a venire.

Di questo andazzo sappiamo tutti che la casa non ci sarà per sempre, osserviamo  le crepe nel palazzo e il deterioramento dovuto all’incuria . Se ripercorriamo  quei vicoli stretti che furono il focolare ardente di famiglie numerose di figli osserviamo il silenzio in quelle anguste “ tane  vuote”   e percepiamo quanto quelle porte sgangherate mostrano la  pelle ferita e mai curata.

 

Il Paese Fantasma

I paesi fantasma, con una  piccola amministrazione , in Italia sono tanti  più di seimila, e Jacurso sta in questo cesto destinato a sgangherarsi e straripare. Non contiamo i nostri borghi e le contrade montane  che hanno , ormai , popolazione ridottissima, di poche decine di persone rispetto alle consistenza dei decenni trascorsi  quando anche in queste zone rurali erano ancora molto  attive  le comunità del luogo sorrette positivamente da una attività lavorativa in grado di sorreggere la loro sussistenza.

Un fenomeno tangibile e visibile dove  le condizioni di abitati come  Jacurso e la quasi desertificazione delle contrade  di montagna, pur non distanti da centri urbani notevoli come Lamezia o Catanzaro, sono stati il frutto del procedere della storia nei territori, dove ogni luogo può essere oggettivamente destinato all’abbandono.

La nostra associazione (KaloKrio) unitamente ad altre (Borgo Antico ,Costa Nostra ,Ali sul Mediterraneo  …) concordano  come  la rassegnazione all’abbandono denota l’incapacità di trasformarsi , conseguenza di un declino culturale, economico, ambientale, sociale, urbano….cioè sostanzialmente politico .



Concordiamo che sovvertire il pensiero “ tosto “ dei calabresi non è argomento di facile introduzione ma è necessario iniziare a  “ disboscare ”  le coscienze se non si vuole chiudere definitivamente.

Nel contesto sociale , come il nostro, le iniziative condotte da KaloKrio non sono state poche. “ Il Gelato alla Posa “ è stato un tentativo di riprendere le attività agricole per la produzione e la commercializzazione di particolari cereali nonché la salvaguardia di una produzione tipica  del Gelato locale. L’iniziativa , preceduta da incontri propedeutici opportuni quali l’assistenza alla imprenditoria, i finanziamenti , l’associazionismo hanno dato esiti soddisfacenti ma non incoraggianti . Forse per la scarsa disposizione all’associazionismo e certamente perché non si è abituati a camminare con i propri piedi.

Le Amministrazioni locali , in genere , ci mettono di loro l’indolenza per la cecità di “ intravedere “ sollecitare e sorreggere qualsiasi forma di iniziativa privata e, quando si associano , vedi Unione dei Comuni di Monte Contessa , non riescono a decidere neanche se sciogliere una Unione che non è riuscita egoisticamente a elaborare un solo progetto cioè ad ascoltare le voci del territorio e della gente.

Nemmeno il pensiero per un  solo progetto di sviluppo ma neanche  legato alla difesa idrogeologica, alla comune salvaguardia della viabilità, all’utilizzo condiviso delle risorse idriche , delle risorse energetiche , di quelle boschive , di quelle naturalistiche e ambientali e turistiche per le quali l’Unione pure si era impegnata in uno Statuto applaudito all’atto della fondazione . Finalizzato anche per arginare lo spopolamento.


Lo spopolamento

I motivi dello spopolamento sono molteplici. I primi abbandoni avvengono con la Cattiva Unità che non univa gli italiani ma i territori meridionali ai Savoia. Seguirono le spogliazioni economiche  e più  tardi anche quelle umane attraverso l’emigrazione nell’agricoltura (dell’astigiano) e nell’industria del Piemonte (fiat ) e della Lombardia dove i nostri trovarono da lavorare, soprattutto i contadini che furono i primi a partire.

 

Oggi bisogna stare attenti a quel che resta di buono sui  territori mentre per l’abitato necessita una manutenzione più che straordinaria. Devastato dal Parco Eolico, mentre arriva il Minieolico , ci domandiamo  se ha portato profitto e a chi. Ecco allora, che  è necessario pensare a capaci e responsabili  amministratori locali che nel nostro caso risultano assenti  sul territorio almeno dagli anni ’80 e nell’abitato da troppo tempo. In quegli anni le risorse possibili vennero destinate anche a quei borghi e contrade istituendo  i servizi  fruibili in quel momento. Viabilità, acqua irrigua e potabile, illuminazione e rete telefonica, servizi scolastici . Servizi che consentirono ,anche, il mantenimento di una Scuola Rurale . Venne fatto e dato a tutta la collettività quanto si poteva e si doveva in nome di un impegno assunto a voce con la gente. Non c’erano programmi allora.

Oggi, a questo abbandono generalizzato e maggiormente sentito nelle aree interne  , pensiamo,  si debba reagire riscrivendo l’abbandono  con delle proposte possibili e soprattutto camminando con i propri piedi.

E bisogna stare attenti al nostro territorio del quale non riusciamo a vedere le molteplici potenzialità.

Con l’l’Unità d’Italia siamo stati depredati dai Savoia ma sottilmente è già in atto una nuova rapina passando per buona la salvaguardia e il vincolo dei territori. Urge aprire gli occhi e “ scancarare “ le menti. Non bisogna abdicare agli usi civici e le Amministrazioni dovranno  mantenere  la giurisdizione sui propri territori.

di cosa soffrono "Gli Addormentati "  e   "Le TERRE  Addormentate "

Centro abitato : riqualificazione urbana e recupero delle infrastrutture esistenti- la concessione d’uso  degli edifici disponibili (pubblici o privati) - profughi e immigrati - attori nel ridare vita ai luoghi ora deserti di popolazione - servizi essenziali alla persona

Territorio : il recupero dei territori abbandonati e il riutilizzo delle risorse -  turismo diffuso e turismo over 65 con i progetti eurosen - recupero e strutture per una nuova agricoltura

Sinora ci abbiamo messo la  passione. Abbiamo intenzione di continuare a farlo  avendo già dimostrato ,anche a noi stessi ,di essere capaci.

 

 

franco casalinuovo jacursoonline  ass. cult.  Kalokrio

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