Jacursoonline - da Kalo Krio a . . . Jacurso
Finalita'
Il sito “Jacursoonline.it” nasce per dare voce a tutte quelle storie e personaggi che non hanno spazio nei canali ufficiali dell’informazione locale, portandole ad una rilevanza e ad un’attenzione più ampia. La Redazione Per suggerimenti, critiche ed altro: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. |
L'Inganno della Mafia Padrini e Padroni
del Dott. Nicola Gratteri
http://www.nolombroso.org/
Aspetta e Spera
È passato più di un mese dall’alluvione che ha messo in ginocchio i tre Comuni del comprensorio lasciando la comunità di Jacurso segnata da un fango che difficilmente verrà dimenticato. Si sta lavorando per tornare ad una normalità , avevano detto. Per alcuni non è mai cominciata e per altri la ripartenza è ancora un miraggio.
Strada della "Farilusa".In fondo,sull'altura si notano le case di Jacurso. Da li,abitualmente, si scende verso Maida-Lamezia-Catanzaro.Adesso è già necessario salire e ridiscendere.Triplicato il tragitto e i tempi su una strada priva di segnaletica e barriere
Molti, infatti , sono i fattori che incidono verso la ripresa delle poche attività commerciali . Dalla sicurezza del territorio all’ incertezza del futuro, mancando di fatto, una viabilità alternativa che per la nostra comunità , con l’inverno a venire, non potrà essere sostituita da una via montana. Che sempre rimane una strada riattata sulla preesistente mulattiera della quale , pur rivisto il piano stradale, continuò a mantenere l'assetto in forte dislivello. Affrontare il tratto di salita o discesa risulta pertanto impegnativo per le pendenze molto dure e con il fondo dissestato cioè difficoltoso. Tanto si aggrava per la mancanza di segnaletica verticale e peggio, per la mancanza di barriere laterali essendo la strada limitata lateralmente da scarpate in forte pendenza e dove già sono avvenuti eventi luttuosi.
A tanto è già presente l’insidia della nebbia nonché l’asfalto sdrucciolevole per i prossimi cali termici. Trascorso un mese , localmente non si è visto fare nulla , almeno tanto pare, aspettando... C'é da credere ,invece,che La Provincia , l'Ente Territoriale Intermedio tra Comune e Regione, abbia intanto compiuto i rilievi di circostanza . sia per la quantificazione dei danni che per le soluzioni di breve e lungo periodo. Il primo intervento va ,comunque , ascritto ad un imprenditore, forse di Maida , che alacremente ha riportato a “ vista “ la sede stradale ingombrata da tante alberature rimuovendo fango , pietre di grosse dimensioni e sgomberando lo stesso Ponte sul Torrente Rodio,(della Machinella) sovrastato da grossi tronchi e da tanti ingombranti.
E' il ponte al Vallone Rodio meglio conosciuto come il Ponte della Machinella. Sotto scorre il Torrente Rodio le cui acque non sono eccessive. In questa circostanza alluvionale , la confluenza in zona di alcune strade vicinali si saranno adoperate quanto un nastro trasportatore adducendo nel Vallone principalmente materiali legnosi insieme a tanta fanghiglia e pietrame che sono andate a fermarsi sulle pareti del ponte ,non solo ostruendolo ma formando una platea di detriti abbastanza consistente. Questo Torrente prosegue attraversando il Fosso Bongioanni la cui area rimane attraversata dalla Strada Comunale Castanò-Vincello-Convento Maida . Dove è stato costruito il ponte si è purtroppo verificato uno smottamento che tuttora impedisce la percorribilità della suddetta strada. Intervento di necessità per l'accesso all'area e finalizzata alla constatazione - valutazione dei danni che successivamente veniva transennata e interdetta al traffico con la posa di opportune barriere cementizie . Necessario provvedimento avendo osservato la precaria stabilità del piano stradale dove in diversi tratti le scarpate restavano caricate da masse instabili a monte e prive ,a valle ,delle barriere metalliche divelte e trascinate nel sottostante Fosso. La sede stradale e le scarpate laterali effettivamente saranno ancora interessate da masse instabili capaci da possibili “scivolamenti” . Tra queste problematiche anche qualche famiglia residente nonché i proprietari di fondi che in qualche maniera hanno risolto la necessità di “ salvare in parte “ la raccolta delle olive.
Le condizioni Meteo, come si scriveva ,sono state sinora generose ma dopo i primi urgenti interventi non si è provveduto ancora a nulla per le altre strade comunali prossime all'abitato che già interessate da consistenti frane ,rischiano altri smottamenti .Il vento ha prodotto anche una enorme quantità di fogliame che immancabilmente sarà trascinato in parte verso l'abitato e diversamente dove capiterà. Su altre strade prossime all'abitato molte caditoie restano intasate quanto le canalette laterali ,elementi fondamentali per il sistema di drenaggio. Tanto ed altro abbiamo osservato portandoci sui nostri abituali camminamenti nei luoghi di interesse che ,per via delle giornate di sole ,abbiamo compiuto. Tra queste le zone di accesso all'area "Dietro Volino " praticamente non accessibili. Masse di terra e alberi malfermi posate appena su lastre di pietra o ciotolame che son venute a vista in questa circostanza. Le immagini saranno un apporto necessario senza indugiare nelle descrizioni. Per non dire del Ponte “Machinella” intasato all’inverosimile da alberature , massi e fango consolidato. Anche qui ci si affida al supporto delle immagini. Il Ponte sul Fosso Bongioanni con il visibile smottamento.
Quella che , impropriamente, veniva considerata la nostra Bretella, soggetta ad un solo smottamento, potrebbe essere considerata la sola temporanea soluzione attraverso un risolutivo intervento al luogo dello smottamento che pare non richiederebbe un proibitivo impegno finanziario .Che comunque dovrà andare a farsi. Tanto comporta impegnarsi in emergenza con la fattiva responsabile collaborazione tra Amministrazione Locale , Provinciale e Regionale . Quanto a noi cittadini non si è a conoscenza di intenzioni se non per notizie dai giornali o che trapelano pur escluse da qualunque comunicato ufficiale.
Almeno tentare a parlarsi ,a rappresentare le istanze dei cittadini e sollevare qualche iter burocratico .E se non adesso quando ? Lo chiedono i cittadini . Lo domandano i Corrieri. Le attività commerciali prossimi al tracollo .E tra questi la Farmacia ,tenacemente voluta in passato ed ora senza alcuna attenzione . Lo chiedono gli anziani e i sofferenti privati dal supporto di Guardia Medica.
Per tali considerazioni il rischio desertificazione economica e disastro sociale è concreto e non sarà esagerazione perché i tempi saranno lunghi , l’inverno prossimo a rallentare e le lungaggini burocratiche eccessivamente complicate. Cuamu ni consanu ...Stamu Un esempio su tutto la costruzione dei muri (162 a Maida ), sempre sulla provinciale 162 ,che per più di due anni hanno impedito il traffico per Jacurso dirottandolo da Cortale. Da questa pagina parte, allora, la proposta a farsi un Comitato Spontaneo di Cittadini i quali , se converranno l’iniziativa, potranno farne parte al fine di concretizzare una significativa AZIONE da concordarsi Civilmente presso la Regione Calabria e il Sig. Prefetto. Informazione e Modalità saranno presumibilmente portati a conoscenza a giorni . Qualcuno – da fuori - ha pure scritto… Ma continuate a star zitti ! Quando vi ribellate ? Scorrendo le cronache del passato, mai nessun evento alluvionale è apparso così gravoso quanto l’ultimo che si è verificato a Jacurso nella notte del 20 Ottobre..
E' la Provinciale 162 dentro l'abitato di Jacurso. L'immagine è riferita alla prima ora di piena quando già la strada era diventata un fiume di fango. Alcuni di questi fenomeni interessarono particolarmente le località di campagna ,altri divennero, invece , rovinosamente pesanti per le abitazioni del centro abitato. Anni particolari di eventi alluvionali furono : il 1921 e 1922 (Mese di Ottobre) - 1946 (24 gennaio) - 1951 ( 16-18 Ottobre )
Case crollate e famiglie riparate per anni nelle Chiese) - 1971 -1972 -73 (mesi di ottobre e novembre). Altri a seguire con il mese di Ottobre…sempre in ripetuta attività. Questo del 20 e 21 Ottobre ( a Jacurso ) ha prodotto danni pesanti alla viabilità e nel territorio . A Maida e San Pietro anche danni e smottamenti alle abitazioni . Inconvenienti e complessità che, adesso osservate , appaiono notevoli quando riferite alle strutture viarie particolarmente colpite da frane .
Nel territorio di Maida, al Ponte Piccione, cede l’arcata centrale mentre per gli altri due di media entità , sul Cottola e su di un Torrentello che arriva dal vicino Fosso dell’Ammazzato , le strutture cementizie non hanno retto alla pressante spinta delle acque .
Il Cottola - a Maida - che riesce a combinare guai pesanti ad un ponte di recente costruzione dopo aver divelto quello precedente. Si notano parte ammassata di interi tronchi d'albero portati sin qui. Quanto fatto dal Torrente Rodio al Ponte della Machinella a Jacurso. Le azioni si ripetono. L'incuria pure. E’ risaputo quanto i territori della Calabria soffrono di una condizione idrogeologica critica e noi sappiamo di appartenere ai territori dell’Istmo dove le distanze tra Jonio e Tirreno diventano le più corte della penisola e dove le piogge gonfiano rapidamente i Torrenti . Chi segue jacursoonline ha già avuto modo di leggere la cronistoria delle calamità naturali che ,riferite a Jacurso , non sono state poche e mai gravose come ,però , in questa circostanza. Questa sarebbe stata anche l’occasione per ripensare alla situazione di una Regione flagellata dal dissesto idrogeologico e che tutti i paesini di qualunque entroterra diventano sempre peggio a rischio frane e alluvioni cioè isolamento. Insomma, non è un fatto sorprendente quello che è avvenuto nelle giornate del 20 e 21 di ottobre.
Questa nostra terra ,che era già stata definita una sorta di “sfasciume pendulo sul mare” , continua a non affrontare i problemi dello sfasciume che pur non riconducibili alla carenza di fondi , sembra dovuta ad un guazzabuglio di deleghe e bla bla bla… che pare meglio evitare a commentare. Anzi di passerelle se ne sono viste, di promesse pure. Che non ci sono fondi, anche . Qualche nota sul Cottola ricavate da una relazione ufficiale della Regione circa le condizioni degli alvei dei fiumi , torrenti ,ponti ecc .
Le condizioni geologiche di questo territorio. Il caldo estivo che frigge le rocce e la pioggia che le penetra.Quanto resisterà ancora ? Lo sfaldamento è visibile e i primi cedimenti anche.E' il costone dove in trincea e scarpata transita l'antica Strada Consortile del 1868 . Questa la viabilità preponderante del meridione che vedrà ancora una volta l'imprenditoria affariera del Nord costruire un Ponte a cui si accederà da queste umili strade percorse da sciancati meridionale . A volte asserviti al potere. "Abbiamo ispezionato un piccolo torrente in montagna in località Jacurso tra i 374 e i 535 metri di altitudine . La forte rigidità spondale e la mancanza di valichi ne impediscono l'accesso. Si evidenzia la presenza di folta vegetazione di natura arborea ed erbacea." Era la descrizione che si faceva sul Cottola per accertarne le condizioni in una relazione redatta , credo, della Regione. Noi della Kalokrio abbiamo camminato sia dentro il Cottola che nel Pilla e in qualche parte il lettore troverà alcuni riferimenti ai quali rimandiamo le nostre deduzioni . Questa volta i torrenti e i valloni , abitualmente dormienti e quasi invisibili come il Cottola , sono additati essere i responsabili dei danni portati alla viabilità e non meno alle attività agricole e agli stessi suoli. Personalmente ho osservato come tali corsi tentano , secondo natura, di autoregolamentarsi e assolvere ai loro compiti di condotte d’acqua verso il mare . Prima di redigere questo modesto documento, che appare ritardatario a raccontare i fatti, in verità , conoscendo alcune fragilità di quei luoghi , si è giudicato di affidare le considerazioni e i commenti alla diretta osservazione di coloro che , avendo ancora a cuore questo paese , potessero esprimere le proprie valutazioni .
Noi nel Cottola ci siamo entrati ed oggi siamo tornati a trovare quelle briglie ,accortamente costruite per aiutare il torrente a non combinare guai. La Briglia, tutte le briglie ,stanno da anni in completo abbandono e senza manutenzioni.In questa si nota appena la presenza perchè sapevamo della esistenza . Il salto è inesistente. Praticamente alla pari del letto del torrente. Altra Briglia appena visibile e originariamente più alta.Sulla sinistra la consistenza geologica del terreno. In questo caso una zona di ammasso roccioso dentro cui è stata inserita la briglia. Sempre nel Cottola e a breve distanza dalla precedente Briglia.
La cronaca giornalista e televisiva ha fatto il resto e non ha mancato di documentare quanto è avvenuto. Con qualche rincrescimento si è notato come dopo già dopo le prime attenzioni il nostro Comune era già sparito dalle cronache e dalla conta dei danni, delle percentuali di precipitazione non si diceva più ( la più elevata ), e comuni lontani dal nubifragio come Filadelfia , si è vociferato diventassero destinatari di contributi ,insieme ad altro Comune, per danni alluvionali. I piccoli, in ogni senso, non possono mai avere neanche quel che spetta! Passerelle però immancabili ,pochi danari e , fatti i rilievi e la conta dei danni ….vi faremo sapere . Stiamo realmente in una condizione di forte disagio economico e il Santo che passa in povertà ,non potrà concedere nessuna carità. Sarebbe stata però l’occasione per ripensare alla condizione di una Regione flagellata dal dissesto idrogeologico e a come tutti i paesini dell’entroterra versano malamente a rischio frane e alluvioni. Insomma, non è un fatto proprio sorprendente quello che è avvenuto nelle ultime ore. Tra le immagini che vengono pubblicate ,uniche e sole dell’associazione Kalo krio, alcune sono postate per la particolare lettura dei territori ,non di Jacurso o Maida o San Pietro, ma del Territorio calabrese di cui siamo parte e della cui fragilità si era impegnato a divulgarne la portata l'allora responsabile della Protezione Civile Regionale Ing. Tansi nel triennio 2015/2018 . Calabria dell’Istmo. Calabria Sconosciuta.
Sul versante del contrafforte Vallini, sulla sponda destra del Cottola ,resistevano al tempo della nostra prima conoscenza anche due Mulini idraulici che , per il cedimento della strada, già a quel tempo non erano più raggiungibili se non portandosi dal lato opposto del fiume ma accedendo dalla Strada (Farillusa )che da Jacurso porta a Maida. Strada allora interrotta da copiosa frana e vistosamente poi ripetutasi . L’alveo del Fiume ,al tempo dell’escursione , rinveniva interessato da copioso frascame con la Briglia livellata al letto del fiume e le sponde alquanto modificate dall’erosione. Altre Briglie , perché non sono poche , ridotte in larghezza e altezza dall'originale costruzione per via dei depositi addossati e ingrovigliati lateralmente dalle acque.
Parte di quelle strade ,ripercorse in questi giorni per constatarne le condizioni e ancor più per osservare l’incidenza di quanto era successo a valle durante quelle ore alluvionali, suggerisce a scrivere che chiamarle strade potrebbe rimanere solo una sorta di descrizione calligrafica nell’elenco antico delle strade comunali. Dove un tempo il profitto dei contadini veniva sudato anche su quelle strade ,adesso l’abbandono è miserevole perché segna la separazione e l'abbandono da quei luoghi.
In quelle zone , prossime ai punti già critici, le acque saranno diventate certamente ingovernabili. Più fiume che strada. Una lunga viabilità frutto di più strade comunali ove la prima inizia nella località Marzilo (573m slm) di Jacurso per finire (l'ultima ) proprio sulla Provinciale 162 nella località Malia (300m slm). Una notevole pendenza.
Copiose ed irruenti capaci a infilarsi dentro il terreno , di penetrare e sprofondare per formare un solco nella già precaria pista stradale dentro la quale le copiose , irruenti e disordinate acque hanno certamente acquistato energia e riversandosi a caso lateralmente sulle scarpate che sovrastano la provinciale 162. L'azione prodotta è quanto resta adesso un immane e disordinato deposito di fango , pietre ,ceppaie , interi alberi di castagno. Quanto mai non si era conosciuto sinora per la presenza dei boschi , i costoni mostrano adesso estese superfici di parete pietrosa di robusta consistenza sopra la quale , vien da pensare, siano scivolate le masse di humus sotto la spinta filtrante dell’acqua.
Gran parte di queste azioni avranno agito nella zona di Coreca e ,poi, in modo continuativo e rovinoso sino a prima della Località Malia dove la strada confluisce sulla Provinciale 162. E qui son finite le frane essendosi esaurita la fiumara e la spinta delle acque.
Potrebbe essere stato questo l’evento disastroso di tali forze idrauliche che una considerazione l’abbiamo pur fatta. Diversamente da quella dei fiumi ,che generalmente mantengono uno sviluppo maggiore e quindi una pendenza molto ridotta, i Torrenti e i Valloni diventano aggressivi perché di breve corso ma di notevole pendenza.Proprio così.
Il fiume Amato, ad esempio , nasce sui monti del Massiccio del Reventino, tra i comuni di Decollatura e di Soveria Mannelli . Il fiume che gli antichi greci chiamavano Lametos orienta inizialmente il corso verso il mare Jonio e quasi si appaia al fiume Corace con l’intenzione entrambi di finire nello Jonio. Poi il solo Amato cambia direzione e si rivolge verso il Tirreno per i finire la sua corsa, lunga 56 chilometri, nelle acque del golfo di Sant'Eufemia, all'altezza del comune di Maida Marina. Il Corace preferisce lo Jonio Quando le falde che circoscrivono i Torrenti sono prive di vegetazione, queste vengono corrose dalle acque meteoriche che ,trovando il terreno già alterato dagli agenti atmosferici, trascinano al basso tutte le materie instabili che incontrano sul loro percorso e, raccogliendosi in breve tempo e in grande quantità sul fondo del bacino, continuano qui il loro lavoro di distruzione, scavando il terreno al piede delle stesse falde laterali. I nostri due Mulini, al tempo della nostra escursione stavano già nell’acqua ( del Cottola). Le materie solide che per tal modo vengono a mescolarsi con l'acqua, formano con questa una massa densa e fangosa, la quale, grazie alla forte pendenza del suolo, precipita a valle trasportando quanto è riuscito a strappare trovando per solito sfogo quando finisce sulle pareti di un’ansa o sulle strutture dei ponti. Le attenzioni e lo “ studio “ cioè l’osservazione dei torrenti e delle strade sopra i torrenti ,è molto importante pertanto per la sistemazione del territorio sottostante e per regolare il corso del torrente stesso.
Sul Cottola ad esempio ,cominciano a intravedersi queste briglie che , senza le dovute attenzioni per il mantenimento del salto, ostentano di far notare ,ormai , il livellamento con il letto disordinato del torrente . Pur dando contezza all’eccezzionale portanza alluvionale, il salto di quota ,dovuto alla presenza delle briglie , come conseguenza di un principio fisico , avrebbe frenato e magari raggruppato e fermato in più posti i grossi tronchi di alberi divelti rallentando così il processo distruttivo . In qualche parte tanto è avvenuto e notato e in più immagini pure documentato.
Acque e ciotolame , massi enormi di consistenza durissima , rami e fogliame, diversamente non frenati, certamente saranno scivolati veloci verso l’ultimo ostacolo costituito proprio dalle arcate dei ponti che in parte hanno dovuto cedere facendo anche tracimare l’enorme flusso pervenuto.
E’ il caso del Ponte della Machinella , interessato dal Torrente Rodio e al Ponte sul Cottola nel Comune di Maida di località Giardini. Quanto al Ponte detto di Piccione ,sempre nel Comune di Maida, l’evento si è ripetuto sotto l’azione del Cottola. Il Cottola un Torrente/Fiume più dormiente che attivo che nasce in località Marzilo di Jacurso a circa 600 m s.l.m. Neanche due chilometri e ti ha combinato il guaio !
La precipitazione alluvionale stavolta è stata davvero eccezionale ma non si potrà attribuire esclusivamente al clima e ai torrenti la responsabilità degli eventi attuali, poiché ciò significherebbe giustificare l’abbandono e l’incuria che abbiamo mostrato nei confronti del nostro territorio e quel che è peggio alle strutture “ frenanti “ che persone di pensiero e di intelletto avevano posto in essere con la edificazione lungo questi corsi . Opere valide per fronteggiare gli eventi..
Al Ponte del Fosso Rodio ( Machinella ) è andata ancora peggio essendo stata questa parte di territorio stretta a tenaglia tra la strada interpoderale Rodio ( ha inizio dalla canonica Località Santa Maria ) per finire, attraversandolo, nel Vallone Rodio. Qui sarà confluita una fiumara d’acqua ammassando voluminosi massi, tronchi e tante canne. Dal costone opposto ,dove corre la precedente strada (Strada Coreca ), si ripeteva lo stesso disastro. In breve ho notato che dalle pendici dei costoni son scese le frane con intere ceppaie e l’acqua del Vallone Rodio ,fungendo da pistone idraulico trasportava e pressava verso il Ponte. Quaranta e più metri d legname ,rami, grossi massi spinti verso il Ponte. Ho percorso con un po di incoscienza queste strade che di fatto non esistono più. Non osservate , mai attenzionate , imbarbarite dall’incuria e dalla vegetazione non potevano che vendicarsi , cioè per essere più buoni, comportarsi come hanno fatto.
Percorrendo il territorio potranno offrirsi al camminante …strade sbarrate , altre inglobate e fresate , altre deviate o azzerate. Coi Mezzi a disposizione potrebbero essere ogni tanto controllate.…e non lo si fa !. C’era il Guardabosco che ne percorreva una , due , tre al giorno. E scriveva verbali e annotazioni….Il Guardabosco non c’è più quanto il buon Pasquale che allo scrivente ha tramandato tanti saperi e buone cose .Oggi avrebbe fatto conoscere lo stato dei luoghi , la loro salute o sofferenza e l’ammontare dei danni che diversamente pur con uomini e mezzi ,credo poter dire , non si conoscono e non si ha , dolosamente il dovere di tutelare... Salti chi può , fin che si può .
In questa cartina . Tra i punti rossi:Monte Contessa -Serra Pelata - Timpone del Monaco . Tre località che guardano ad Ovest il Mar Tirreno e sono ricchissime di Acqua. Come si nota, dalle pendici prendono origine tanti corsi d'acqua che incrementano le portate durante l'avanzamento. La strada della "Farillusa" che porta nel Comune di Maida. Sul fondo le case di Jacurso da dove è necessario "alzarsi" verso la montagna per ridiscendere verso Maida.
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Le frane. Sopra passa la strada Vallina ( in Giallo ).
Questo reticolo che attornia l'abitato, rappresenta le strade comunali di Jacurso.Le strade ,quasi tutte , sono diventate masse incontrollate di acqua che in modo disordinato si sono riversate nelle scarpate o nei terreni portandoli in rovina o facendoli franare..Sulla sinistra sono rappresentate con punti colorati le strade che hanno prodotto i peggiori guai alla strada che da Jacurso porta a Maida. La strada Provinciale 162/1 La prima a sinistra ( pallini Bleu e Gialli) corre sul contrafforte Rodio ed è formata dalla comunale Acqua Murata - Coreca e Vallina .Da queste strade sono state riversate acque irruenti sulle scarpate che hanno prodotto frane finite sulla Provinciale,oltrepassato poi il piano stradale e precipitate nel corso d'acqua che passa sotto il ponte Machinella. Altra strada tra i punti marrone è la comunale Raspa che che si incrocia con la comunale Pirarella (pallini verdi ) partita dall'abitato .Da questo incrocio prosegue la comunale Rodio (punti rossi ). All'incrocio (punti RossO- Bianco - Giallo) continua a scendere la comunale Vallina che finisce sulla Provinciale 162/1 nella localià Malia vicino un'Icona. Tra i punti Bianchi altra stada per Rodio che parte Santa Maria ,scende nel vallone e risale per la località Rodio. In m ezzo ,col punto Bianco è segnato il Ponte Machinella. Tanto si è descritto per immaginare la concentrazione delle acque alluvionali che si sono riversati su tre versanti sottostanti procurando danni pesantissimi.
La strada comunale Vallina è in Rosso.La provinciale in Giallo.La vicinale Rodio Celeste .Il punto Rosso segna il Ponte (Machinella) sul corso(Grigio) del Vallone RodioAl punto Giallo passa la strada Rodio e tra questi due punti intercorre una distanza di circa cinquanta metri.Tutti ricoperti da tronchi ,alberi divelti, rami,pietre e detriti.In Giallo la strada Provinciale che scende da Jacurso ,passa il Ponte e prosegue.in questo posto è stata colpita da destra e da sinistra Rispettivamente dalle frane provocate dalle acque dalla strada in Celeste e sul lato opposto dalle acque sulla strada Vallina che si sono riversate e poi finite poco prima della confluenza sulla provinciale 162.
Una Briglia sul Pilla .Pochi mezzi e tutto lavorato a mano. Le briglie ,mai curate,mai osservate, versano in queste condizioni . I fondi del PNNR !
Questa era ,invece ,una briglia sul Cottola.Portarla al confronto di quella odierna...
Il Lavoro delle Briglie. Siamo nel dopo alluvione . La briglia sul Cottola è livellata al letto del Fiume. La parte di muro che emerge è però in grado di deviare e quindi rallentare la velocità di scorrimento. Nascono alle falde della " Contessa " il Pesipe , il Pilla , il Cottola , il Tre Carlini ,Il Turrina... corsi di acqua spesso dormienti. A volte esageratamente rovinosi . Venissero ispezionati e messi a "posto".
Questo è il corso d'acqua abituale del Torrente Rodio alla Ponte Machinella. Sulla sinistra e destra due opportuni muri proteggevano ed hanno protetto dalla frana la strada 162 che passa sopra il Ponte
Una delle tante frane
Il territorio di Jacurso.La parte superiore "guarda " la pre sila e tutto l'Istmo a Nord.La parte in basso interessa la zona Montana e "guarda" le Serre Calabresi. All'estrema sinistra ,nella parte alta dell'immagine, il punto più stretto della Calabria nella zona Montana
Senza Commenti ! Anzi libera per tutti i commenti ! In fondo a sx il fiume Cottola con ancora il suo carico di fango. Sopra passa la strada 162. Il punto dove è rotolato un grosso macigno che poi ha deviato in basso la copiosa precipitazione producendo la lunga frana.
il condotto per lo sversamento delle acque meteoriche dall'abitato al fosso Rodio
La condizione del Ponte Machinella .La linea rossa indica la distanza tra Ponte e punto di passaggio della strada Vicinale Rodio Quaranta metri di ammasso legnoso ,inerti e fango . Quanto per liberare questo posto e quando?
E qui si intravede... chi scrive , si legge e si documenta in immagini. In compagnia del Mimmo sul corso d'acqua Pilla .Notare le sponde e gli spazi necessari per la piena. Le frane al costone Rodio. Tra i punti gialli due case coloniche e in alto la strada segnata in giallo
seguirà altra pubblicazione sullo stato alluvionale
francesco casalinuovo ass.cult. kalokrio - jacursoonline 1 dicembre 2024 ....................
E' DecedutoIl nostro concittadino Pietro De Vito Ci Vedremo Lassù
La Prima Guerra Mondiale ha coinvolto il nostro Paese e l’Europa intera. Persone provenienti da tutte le regioni d’Italia si trovarono a condividere l'esperienza umana più difficile dove quasi tutte le famiglie avrebbero perduto un congiunto . Ci vedremo lassù ! Chi saliva in prima linea sapeva che difficilmente sarebbe tornato in trincea . Era l'addio alla vita.
Non ci sono più loro ,non ci sono più le mamme che li hanno pianto. E' passato troppo tempo ma in ogni casa l'immagine sbiadita negli anni non è mai stata rimossa. Tante di quelle case oggi ,a Jacurso , hanno chiuso le porte ma nella nostra comunità nulla e neanche la devastante tempesta alluvionale ha impedito a tenere viva la presenza simbolica per quei giovani che alle nostre famiglie sono appartenuti. Oggi al monumento antistante il Santuario personalità civili ,militari e Amministrazione Comunale hanno reso memoria e onorato il loro sacrificio. Era la Guerra del ‘15/18 come veniva ricordata .Sarà ,poi ,la catastrofe del secondo conflitto mondiale, con i suoi cinquantacinque milioni di morti, le sue immani distruzioni, le sanguinose perdite tra i civili inermi, i patimenti della popolazione allo stremo delle forze a far scivolare lentamente quel dolore nell’oblio e cominciare a patirne altri. C’è stato dunque solo un tempo breve, poco meno di un quinquennio, in cui il lutto per i caduti della Grande Guerra ha potuto manifestarsi in tutta la sua drammatica genuinità come lutto di popolo, quello italiano, per la prima volta veramente unito nel dolore dovuto alla perdita di intere generazioni. Le guerre, fino a ieri, sono state anche altre .Ora sono vicine e le vittime non più sconosciute. “Arabi”, “Neri e “Bianchi”, proprio come noi, “razza occidentale”. Cadaveri accumulati per le strade ucraine e i bambini che scappano fra le bombe . Attacchi con decine di morti a Gaza. Incursioni con vittime in Cisgiordania con I razzi di Hezbollah che uccidono in Israele.
Tra le donne , prigioniera anche Lei al campo di concentramento di Auschwitz, Liliana Segre continua ad essere la testimonianza attiva di quella che fu la cattiveria umana. L’Italia aveva già vissuto la tragedia di un’altra Guerra. Come si scriveva quella del 1915/18 che vogliamo ricordare per prima perché più lontana nel tempo. Senza entrare nel discorso armi, possiamo dire che l’80% delle vittime fu provocato dall’artiglieria (obici e proiettili), una percentuale minore dai colpi di fucile. Ma non possiamo scordare le dieci sanguinose battaglie dell’Isonzo che Cadorna mandava a morire tanta gioventù meridionale negli assalti impari all’arma bianca. Tra questi sacrificati quelli della Brigata Catanzaro. Tra le classi sociali maggiormente colpite fu la classe più abbiente (borghesia e aristocrazia) che esprimeva però giovani e meno giovani ufficiali spesso nelle retrovie ma anche in prima linea, poi le classi medie dalle quali si trassero i nuovi ufficiali. I milioni di morti appartenevano però esclusivamente a operai e soprattutto contadini. Invece i poveri, soprattutto se affetti da rachitismo o malattie derivanti dalla cattiva e povera alimentazione rimasero ai margini del conflitto e non furono mobilitati. Furono tra i pochi fortunati. A Jacurso quella poca o niente presunta aristocrazia tentò di “imboscarsi “ nei servizi comunali ma non venne proprio risparmiata e arruolata in armi. Più d’uno per fortuna o abilità riuscì a stare nei servizi di retrovia.
Vediamo i numeri della guerra italiana • 5 milioni e 600mila mobilitati. È il 70% degli uomini mobilitabili. • 650.000 morti (è il 9% dell’esercito combattente) di cui 100mila morti in prigionia • 950mila feriti (la metà rimasero mutilati e invalidi con 450mila pensioni di guerra anche a distanza di anni) • 345mila orfani (64% figli di contadini) • 546mila vittime tra i civili per malattie varie e i combattimenti nelle zone del fronte • 600mila morti per la “spagnola” (tra la fine del ’18 e la primavera del ’19)
950 mila feriti + 650mila morti sono 1 milione e mezzo, ossia 1 su 4 morì, fu ferito o divenne mutilato. Si è detto ,anche ,della Epidemia dovuta alla “Spagnola “ in quanto gli eserciti furono contaminati e decimati da questo morbo mortale che finì per condizionare anche le sorti della guerra.
Gli ex combattenti Moltissimi tornarono traumatizzati dalla guerra oppure molto provati dalla guerra. In genere si chiusero in un ostinato mutismo ritenendo gli altri incapaci di comprendere la loro esperienza. A Jacurso ,come altrove, alcuni vennero isolati in campagna perchè afflitti da malattie polmonari a causa delle condizioni malsane delle trincee o per i Gas venefici respirati. Tornarono a casa carichi di aspettative: questa guerra avrebbe sicuramente creato una nuova realtà sociale e politica dominata dal desiderio di una nuova stagione di pace. I feriti e i mutilati si aspettavano l’intervento dello Stato a loro tutela, i soldati “sani” avevano un gran voglia di inserirsi nella vita sociale con il lavoro e una famiglia. I mutilati della Grande Guerra L’Italia nella Grande Guerra ebbe 1 milione di feriti gravi, tra cui 500mila mutilati, 74.600 storpi, 21.200 rimasti senza un occhio, 1940 senza occhi, 120 senza mani, 3250 muti, 6750 sordi, 5440 mutilati al viso. E’ di questi dimenticati che vorrei parlare ora. Coloro che per le ferite riportate al volto non poterono più avere una vita normale. Le ferite al volto erano così orribili a vedersi che pur avendo conservato gambe, mani e cervello la loro vita era terminata, magari a 20 anni in un centro di cura dal quale, nei casi più gravi, non uscirono più. Erano chiamati “sfigurati che non hanno più forma umana”. Della Seconda Guerra L’1 settembre 1939, con l’invasione della Polonia da parte della Germania, iniziò la seconda guerra mondiale. L’Italia, pur avendo stipulato il Patto d’Acciaio con la Germania nel maggio dello stesso anno, si dichiarò non belligerante. Però il 10 giugno 1940 Mussolini, di fronte ai successi militari di Hitler e pensando che lo scontro bellico si sarebbe concluso di lì a poco con la vittoria della Germania, dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. I principali teatri di guerra che videro impegnate le truppe italiane furono: Alpi Occidentali, Africa Settentrionale, Africa Orientale, Grecia Jugoslavia, Egeo e Unione Sovietica. Male equipaggiate, con armamenti spesso obsoleti e insufficienti, le forze italiane collezionarono gravi insuccessi e un alto numero di morti.
L’8 settembre 1943, sfiduciato Mussolini e dichiarato capo del governo Badoglio, ci fu la firma dell’Armistizio con gli Alleati. Il Paese si trovò diviso in due, il Regno del Sud controllato dalle Forze Alleate dopo lo sbarco in Sicilia e a nord la Repubblica Sociale Italiana controllata dalla Germania. Iniziò la guerra di Liberazione condotta a sud principalmente dal Corpo Italiano di Liberazione e dagli Alleati che iniziarono a risalire la penisola, e al centro-nord dai partigiani. Le ostilità si conclusero con la firma della resa del comando tedesco a Caserta il 2 maggio 1945. Migliaia di nostri soldati perirono annegati in queste tragedie del mare. Si stima che gli italiani coinvolti nel conflitto dal 1940 al 1943 furono 3.430.000. Il numero dei morti a causa della guerra fu molto elevato: 443.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili) ed altri ancora
francesco casalinuovo - Ass. Cult. KaloKrio jacursoonline .............
E' DecedutoFerdinando Serratore - Sindaco di Jacurso
Il Peccato Originale
In Tre + Ernesto e Mario. Scrivere, aprire nuovi canali di comunicazione, trovare modi nuovi per esprimere ciò di cui si parla ,si pensa e si è fatta esperienza . L’autunno è la stagione ideale per le camminate, per osservare la natura e ammirare la bellezza dei luoghi. Vogliamo bene al nostro Territorio e lo conosciamo camminando , osservandolo e pensando al bene collettivo che potrebbe consentirci.
E' DecedutaLa Sig.ra Ernesta Vaccaro
E' DecedutaLa Sig.ra Angela Caccavari
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